Un Giro con Ilnur Zakarin

Il Giro d’Italia è passato sulla sponda bresciana del Garda nei giorni scorsi e mi ha fatto tornare in mente quando il Giro Bio arrivò a Lonato. Era il 15 giugno 2012 e all’epoca si chiamava così la Corsa rosa per dilettanti. Collaboravo da poco con il Bresciaoggi, il quotidiano della mia provincia, ma mi incaricarono di seguire i ciclisti bresciani in gara.

Quindi Giro Bio, traguardo della settima tappa a Lonato del Garda. Ilnur Zakarin, che ha vinto la quinta frazione, veste il rosa del primato sopra la sua divisa della Nazionale russa. E in testa alla classifica generale ci resta pure al termine della tappa bresciana, che si conclude in fondo a viale Roma. Lì di fianco ci sono le scuole medie, dove lo attendono per il controllo anti-doping. Io lo seguo, voglio due battute del leader per riempire il mio articolo.

Ma Ilnur conosce solo il russo e l’addetto stampa del Giro mi fa capire che la mia attesa sarà vana, ci hanno già provato nei giorni scorsi e non hanno ottenuto neanche un “Yes, I’m happy”. Mio nonno Guido, però, quando mi aveva portato a vedere una tappa del Brixia Tour sul Maniva, si era fatto capire dall’autista della squadra belga usando il dialetto bresciano e la gestualità nostrana. Non posso provarci anche io?

Scopro addirittura che il direttore sportivo, russo pure lui, un po’ di italiano lo parla. Eccolo lì il mio interprete, che però è indaffarato ad aggiustare l’ammiraglia. Sdraiato a pancia in su, sotto l’auto, il tecnico ascolta le mie domande in italiano, armeggia col cacciavite e poi le gira a Zakarin. Ilnur risponde a monosillabi, il diesse prende il pappagallo e poi mi traduce quelle frasi smozzicate.

Meglio così, un’intervista con i fiocchi: “Oggi ho riposato, domani c’è il Gavia, voglio conservare la maglia rosa”. Sono a posto e ringrazio il mio coetaneo russo: “Thank you, good luck!”. E quello mi risponde: “Grasie”. Con quella z lì… Smussata. Arrotondata. Praticamente in dialetto. Aveva ragione mio nonno, can de l’ua

Il problema è che il giorno successivo, al traguardo in cima al passo Gavia, Zakarin prende una bella scoppola. Addio maglia rosa e niente intervista-bis per me, gli faccio la foto che ho messo qui sopra e ciao. Lo rivedrò soltanto in tv, secco come uno stuzzicadenti, sgraziato in sella, quasi gobbo, efficace in salita e scoordinatissimo in discesa.

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